Come dice il poeta: ” siamo infitti sin dalla nascita nello spazio della parola “,
che sembra metterci al sicuro dai rischi del silenzio al quale saremmo condannati.
Accade poi un andare oltre le parole e, a dispetto di se stesse e della loro vacuità, disegnare attraverso di esse un’immagine che ” resta “: il rotolarsi come un’onda ridente di spuma che solo uno sguardo attento vede immobile.
Parlai un tempo, nel tentativo di carpirne il segreto, della rassegnazione dell’Io penso e della sua incapacità di ” iniziare “, potendo solo ” continuare ad andare “.
Era un pensiero oscuro il mio, dettato da una irriducibile hybris intellettuale. Le tue parole, nella loro nudità, hanno gettato una luce, indicato un sentiero, definito un altrove, come un silenzio ” singolarmente sensibile e frizzante “.
Grazie
I muti? I sordi? I ciechi? I portatori di “parole diverse”?
E la nostra pelle? Velo di senso che funge da confine tra l’Altro ( non necessariamente della stessa specie) e noi, creando l’e-mozione ed il sentire. Sintetizzandoli.
Sbagliano i poeti a voler sempre cercare risposte o spiegazioni. Non è affatto vero che si nasce infitti in qualcosa. Si nasce e si cerca un medium con cui riprodurre quell’amniotico respiro che ci vedeva vivi e compresi..
La musica, la pittura, la scultura, i testi letterari, le fiabe ( non le favole)…
La danza, il teatro, e via via ogni tentativo di ricreare all’esterno ciò che abbiamo dentro di noi.
Ho riportato altrove le parole di Kant, dove dice che l’essere è condannato a porsi domande alle quali non sa dare una risposta.
Ed è vero , io credo, una vera e propria condanna. E’ questo che Rilke intendeva con il nascere infitti nello spazio della parola.
Alla ricerca di un equiibrio che fatichiamo ad accettare quando lo abbiamo sotto gli occhi e sotto la pelle.
L’eterno problema Cristina… qualsiasi riflessione sul senso dell’esserci non può che avvenire dall’esserci stesso e il tutto si risolve in una sorta di corto circuito, dal quale è impossibile affrancarsi.
Grazie per avermi ricordato un autore colpevolmente lasciato da parte.
Un saluto e grazie
Ciao Carla… che l’io penso possa definirsi reale è senz’altro corretto… sono gli esiti cui giunge ad essere in discussione.
Aspetto la tua riflessione e intanto ti dico che, purtroppo, non posso commentare da te. Ci ho provato ieri e ieri l’altro, anche in anonimo… nulla. Su Splinder avrei potuto dirtelo ma qui…
mi dispiace, pensavo che il problema dei commenti fosse risolto con firefox…mi sarebbe piaciuto un tuo giudizio sull’opera e sulla poesia come scrittura.
se quello che sostieni nella poesia è vero
non esisterebbe nulla di concreto, nulla di reale.
vivremmo in un mondo sospeso fatto di essere e pensiero
cosa che è meglio non pensare.
Ti lascio un saluto qui Carla, per quando passi. Ho riprovato da te, ma nulla. La cosa strana è che altri blogger wordpress riescono… sarà che in questi giorni il pc ce l’ha con me!
Velari
per coprire ossari
epidermide per racchiudere l’anima.
l’illusione della della solidità e compattezza della materia… l’essere è luce, quanti in vibrazione…
nell’indeterminatezza…
Non ricordo dove ho parlato del’identità come ostacolo all’avvicinamento delle cose, ma, in effetti, l’identità è il portato del corpo, della pelle e di ciò che c’è sotto… quella che chiamiamo anima compresa.
Grazie maat
Gioco tra queste parole così vere e belle, mi rotolo come un’onda nuda ridente di spuma. E vedi? non mi muovo, come l’onda..
Nuda è la Verità che l’uomo vuole dominare. Eppure:
la nudità è pelle, La nudità è velo, schermo all’essenza, all’esistenza, all’inconoscibile..
La verità è respiro: possiamo solo sentirne il profumo. Ne percepiamo l’assenza e la chiamiamo menzogna, ma lei c’è.
.
Tua
Come dice il poeta: ” siamo infitti sin dalla nascita nello spazio della parola “,
che sembra metterci al sicuro dai rischi del silenzio al quale saremmo condannati.
Accade poi un andare oltre le parole e, a dispetto di se stesse e della loro vacuità, disegnare attraverso di esse un’immagine che ” resta “: il rotolarsi come un’onda ridente di spuma che solo uno sguardo attento vede immobile.
Parlai un tempo, nel tentativo di carpirne il segreto, della rassegnazione dell’Io penso e della sua incapacità di ” iniziare “, potendo solo ” continuare ad andare “.
Era un pensiero oscuro il mio, dettato da una irriducibile hybris intellettuale. Le tue parole, nella loro nudità, hanno gettato una luce, indicato un sentiero, definito un altrove, come un silenzio ” singolarmente sensibile e frizzante “.
Grazie
Roby
I muti? I sordi? I ciechi? I portatori di “parole diverse”?
E la nostra pelle? Velo di senso che funge da confine tra l’Altro ( non necessariamente della stessa specie) e noi, creando l’e-mozione ed il sentire. Sintetizzandoli.
Sbagliano i poeti a voler sempre cercare risposte o spiegazioni. Non è affatto vero che si nasce infitti in qualcosa. Si nasce e si cerca un medium con cui riprodurre quell’amniotico respiro che ci vedeva vivi e compresi..
La musica, la pittura, la scultura, i testi letterari, le fiabe ( non le favole)…
La danza, il teatro, e via via ogni tentativo di ricreare all’esterno ciò che abbiamo dentro di noi.
Equilibrio, armonia: risonanza.
In sintesi.
A te.
Ho riportato altrove le parole di Kant, dove dice che l’essere è condannato a porsi domande alle quali non sa dare una risposta.
Ed è vero , io credo, una vera e propria condanna. E’ questo che Rilke intendeva con il nascere infitti nello spazio della parola.
Alla ricerca di un equiibrio che fatichiamo ad accettare quando lo abbiamo sotto gli occhi e sotto la pelle.
A te
Roby
la parola non è l’azione
il pensiero non è la parola
la vita non è traducibile
così Jiddu Krishnamurti sintetizzava l’impossibilità di esplicare l’essere nel segno, in qualunque maniera si manifesti.
il presente non potendosi mai inferire se non quando è ratificato dal pensiero, e il presente pensato è sempre passato.
cogliere l’attimo fuggente quindi non è possibile “mentre”, ma dopo.
nel mentre si può solo meramente esistere.
in ogni forma d’arte ci si racconta un po’.
L’eterno problema Cristina… qualsiasi riflessione sul senso dell’esserci non può che avvenire dall’esserci stesso e il tutto si risolve in una sorta di corto circuito, dal quale è impossibile affrancarsi.
Grazie per avermi ricordato un autore colpevolmente lasciato da parte.
Un saluto e grazie
Roberto
devo rifletterci sopra…
ho sempre ritenuto l’io penso qualcosa di estremamente vicino all’essere, un tutt’uno con l’essere, e quindi reale.
ciao Meister, a presto
Ciao Carla… che l’io penso possa definirsi reale è senz’altro corretto… sono gli esiti cui giunge ad essere in discussione.
Aspetto la tua riflessione e intanto ti dico che, purtroppo, non posso commentare da te. Ci ho provato ieri e ieri l’altro, anche in anonimo… nulla. Su Splinder avrei potuto dirtelo ma qui…
Una buona serata
Roberto
mi dispiace, pensavo che il problema dei commenti fosse risolto con firefox…mi sarebbe piaciuto un tuo giudizio sull’opera e sulla poesia come scrittura.
se quello che sostieni nella poesia è vero
non esisterebbe nulla di concreto, nulla di reale.
vivremmo in un mondo sospeso fatto di essere e pensiero
cosa che è meglio non pensare.
buon sabato Roberto
C.
Non so perchè, a tuo avviso, è meglio non pensarci, ma, a mio avviso, la situazione è esattamente quella da te descritta.
Anche a me sarebbe piaciuto commentare quello scritto… magari ci riproverò ( strano che neanche in anonimo lo lascici fare… )
Un buon we Carla
Roberto
non ho nessuna moderazione al riguardo, te lo assicuro.
ne approfitto per augurarti una buona domenica…
🙂
Ti lascio un saluto qui Carla, per quando passi. Ho riprovato da te, ma nulla. La cosa strana è che altri blogger wordpress riescono… sarà che in questi giorni il pc ce l’ha con me!
Velari
per coprire ossari
epidermide per racchiudere l’anima.
l’illusione della della solidità e compattezza della materia… l’essere è luce, quanti in vibrazione…
nell’indeterminatezza…
Non ricordo dove ho parlato del’identità come ostacolo all’avvicinamento delle cose, ma, in effetti, l’identità è il portato del corpo, della pelle e di ciò che c’è sotto… quella che chiamiamo anima compresa.
Grazie maat
Roberto
continuo, infinito, incessante commento della mente…
Ciao Thè… in effetti la mente continua a tessere lo stesso pensiero all’infinito, in un ” incessante, eterno domandare “… come diceva qualcuno.
Un saluto
Roberto